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il 11 Feb 2024

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La mano giocata a Jacksonville che condanna il “Check In The Dark”

La mano giocata a Jacksonville che condanna il “Check In The Dark”

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Abbiamo spesso consigliato su queste pagine di utilizzare il meno possibile quelle formule che non hanno molto a che vedere con le regole tradizionali del poker moderno.

La dinamica del Check In The Dark, o come lo chiamano negli States, il “pre-checked“, non è esattamente una regola non osservata, ma spesso crea danni piuttosto incalcolabili. 

Cos’è il check in the dark

Ne abbiamo parlato decine di volte, ma chi non ha una grande dimestichezza con la materia, sa che la mossa del pre-checked è caratterizzata da un’azione che prefigura una manifestazione di volontà da attuare a carte comuni coperte.

Il caso più comune di questa move è quello del giocatore che apre da late position dopo un check generale, foldano tutti fino al Big Blind ( ma le posizioni sono ovviamente del tutto ininfluenti ), che decide di chiamare l’importo utilizzato per l’apertura.

Prima che il dealer giri le carte comuni del flop, il giocatore fuori posizione decide di fare la sua azione dichiarando check in the dark. In pratica dà la parola al giocatore che ha aperto la mano senza sapere quale sarà il flop rispetto al quale il suo avversario agirà.

Abbiamo scritto spesso che questo è un vantaggio per i giocatori esperti, che sanno come comportarsi quando l’azione del proprio avversario è già conosciuto e che quindi ottengono un ulteriore vantaggio oltre alla posizione.

Certo è che se il Big Blind ha una certa dimestichezza con questo tipo di mossa, proverà a mettere in difficoltà l’original raiser, con frequenti check-raise atti a tenere testa in quella e nelle successive mani contro l’avversario di turno.

Il consiglio in generale è però quello di utilizzarla solo se si è capaci di andare fino in fondo al colpo, se essa viene usata da un totale incompetente, si rischia di aggiungere un disastro ad un problema…

La mano del peccato

L’anno scorso, marzo 2023, si è giocato il RunGood Poker Series Jacksonville Main Event, al quale hanno preso parte 103 giocatori iscritti. Il torneo prevedeva un Buy In di $1.200 e un prize pool GTD di $300.000.

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Intorno a metà del day 1, è però stata giocata una mano che casca a fagiolo rispetto all’argomento del nostro pezzo, l’hanno ripresa i colleghi di Pokernews fin dalle prime battute.

Matthew Griffin ha rilanciato a 3,500 dal bottone trovando un call di Christopher Long che aveva aperta da UTG a 1.200 su bui 300-500/500.

Lo stesso Long ha checkato in the dark prima che il flop desse 5 8 3 e Griffin ha deciso di checkare dietro.

Sul turn è cascata una Q e Long questa volta ha puntato 5,000, che Griffin ha chiamato prima che un T cascasse al river.

Entrambi i giocatori hanno deciso di fare check e Long ha girato 7 8 per una coppia di otto, inferiore al punto di Griffin che ha mostrato Q J per una coppia di donne sufficienti a vincere il piatto.

Ahhhh, non avrei dovuto checkare in anticipo, perché l’ho fatto?”, ha detto Long stigmatizzando il suo stesso comportamento.

Con il senno di poi una donk bet al flop gli avrebbe permesso con ogni probabilità di portare il piatto a casa, ma con i “se” e con i “ma” la storia non si è mai fatta e Long ha perso un bel piatto.

Homepage: Christopher Long Courtesy PokerNews & RGPS Jacksonville

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