Le particolarità del gioco da Small Blind: gli errori da non commettere

Che la si rigiri come si vuole, la posizione dello Small Blind è decisamente quella più scomoda al tavolo, perché non beneficia di nessun vantaggio.

Paga una tassa per partecipare alle mani, non agisce per ultimo al pre-flop e, se decide di aggiungere la differenza tra l’importo da lui immesso nel piatto e l’eventuale call o rilancio da parte dei suoi avversari, dovrà fare per primo azione dopo ogni strada del board.

Vediamo quali sono le caratteristiche principali del gioco fuori posizione e, segnatamente, da Small Blind. 

Le difficoltà del piccolo buio

A tutto ciò che abbiamo appena scritto nell’apertura di questo articolo, va aggiunto un aspetto fondamentale: non esistono, per ovvi motivi, statistiche in merito, ma la posizione da Small Blind è quella dalla quale si commette il maggior numero di errori.

Le difficoltà maggiori da parte dei giocatori meno esperti sono quelle dei range con cui giocare le mani, soprattutto nel caso in cui tutti abbiano foldato prima di noi e il problema risiede nel fatto che diventa difficile valutare se entrare in gioco con mani come i “two gap”, come 7-10, 8-J e simili, o ancora peggio come carte molto distanti tra di loro, come 10-5, magari suited. 

Giocare tight non è mai una cattiva idea, soprattutto se lo faremo fuori posizione e con una mano di poco valore, ma da Small Blind, nel caso in cui tutti abbiano foldato al pre-flop, le cose cambiano leggermente.

Abbiamo già investito la metà del Grande Buio, agli small e ai micro stake non è un peccato aggiungere l’altra metà del buio per rivalutare al flop ciò che dobbiamo fare, anche perché a quei livelli è estremamente raro trovare giocatori che abbiano le capacità per punirci per un’azione che, solitamente non si dovrebbe fare contro giocatori, in media, sensati.

Sui rilanci

Diverso è ovviamente il contesto in cui ci sia stato un rilancio prima del nostro turno, allora il valore della nostra mano assume un significato e, soprattutto un ruolo, totalmente diverso.

Dobbiamo quindi cominciare a valutare l’opzione di entrare in gioco sol con una mano che possa colpire il flop in maniera tale che il piatto da mettere in tasca possa essere piuttosto interessante.

Il consiglio è quello, quindi, di sbarazzarci e mettere sotto le carte di infimo valore e quelle che invece avremmo onorato con un’apertura da late position, come i two gap ai quali abbiamo appena fatto riferimento.

Ma attenzione a non essere fin troppo selettivi, i continui fold da piccolo buio rischiano di mettere in crisi il nostro profitto nel medio e lungo termine, alla luce del fatto che se lo dovessimo fare per 100 volte, andremmo incontro a una perdita di 50 BB, che spesso fanno la differenza tra un giocatore in profitto e uno in perdita.

I rilanci da Small Blind

Nel caso in cui, al contrario, la mano cominci ad avere una determinata equity, è il caso di equilibrare e miscelare bene call e rilanci, in modo da evitare di concedere ai nostri avversari di giocare con una strategia che permetta loro di adeguarsi ai nostri errori e ai nostri leaks. 

Mani come assi piccoli o connectors di medio valore come 10-J, magari suited, possono essere alternativamente sottoposte ad un call o ad un rilancio, soprattutto a seconda di quanto aggressivo possa essere l’avversario che ha aperto, oppure da quale posizione questa apertura sia avvenuta.

Ricordate sempre il valore dei blocker, che sono quelle carte che, in nostro possesso, non possono avere i nostri avversari o che, almeno, essi avranno con una frequenza inferiore; significa che dobbiamo sfruttare questa opportunità a prescindere dal valore della combinazione che abbiamo in nostro possesso.

Gli assi piccoli, quelli cioè che hanno un kicker basso, sono l’esempio perfetto per questo discorso e sarà molto piacevole piazzare una 3Bet da piccolo buio e portare il piatto a casa senza ricevere il call dell’original raiser.