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Il tilt nel poker arriva da lontano: il subconscio ci avvisa
Abbiamo più volte esaminato l’aspetto mentale che caratterizza le nostre sessioni quando vogliamo approcciarci ai tornei, ne abbiamo esaminato la parte fondamentale quando ci siamo occupati di tilt e abbiamo provato a darvi dei consigli per combatterlo e uscirne al più presto senza troppi contraccolpi.
Quando si parla di cash game, invece, il discorso si fa ancora più complicato, anche e soprattutto perché una partita di cash game comincia quando decidiamo di sederci per la prima volta e termina nel momento in cui quittiamo definitivamente la disciplina.
Proprio così: se vogliamo pensare al poker come a un gioco con il quale fare del profitto nel medio e nel lungo termine, le sconfitte delle sessioni singole non ci devono spaventare e, soprattutto, non ci devono esaltare le nostre vittorie.
Questo enunciato vale, soprattutto, se il nostro scopo è quello di giocare in bankroll.
Il tilt arriva da lontano
Qualunque sia la forma o l’impatto del tuo tilt, è importante capire che il cash 6-max è un formato molto volatile con molte oscillazioni. Ciò significa che trascurare il tuo gioco mentale e aspettarti di farcela come giocatore di cash game 6-max non è realistico.
Il problema è che, dato che il poker è un ambiente estremamente diverso da quello in cui si sono evoluti gli esseri umani, le emozioni protettive in realtà falliscono quando giochiamo. La mente subconscia in realtà cerca di proteggerci da necessità innocue come perdere uno stack KK vs. AA o dal mono out preso al river da un giocatore che consideriamo più scarso di noi.
La nostra mente non è preparata a preservarci da questo tipo di “sofferenze“, dobbiamo semplicemente convivere con esse, perché questo è il poker.
Il nostro subconscio è preparato ad avvisarci quando stiamo per affrontare un pericolo: ci avvisava quando andavamo a caccia per procurarci da mangiare, ci avvisa quando stiamo per mettere una mano sopra una fiamma, ci mette in guardia addirittura se sentiamo un odore sgradevole prima di addentare una pietanza.
Nel poker tutto questo non può essere controllato: siamo perennemente in bilico tra un piatto che potrebbe essere nostro e uno che invece dovremmo lasciare andare pur essendo avanti percentualmente.
La reazione all’ingiustizia
Se ci fossimo evoluti giocando a poker per sopravvivere, senza dubbio non reagiremmo in modo così irrazionale da diventare furiosi quando perdiamo, ma ahimè siamo sopravvissuti trovando riparo, cibo e acqua, e tali abilità non ci preparano a perdere uno stack contro quell’avversario cattivo.
In effetti, perdere uno stack a favore di quel giocatore, è percepito dalla mente subconscia come se le nostre risorse ci fossero state sottratte da una specie più debole. Naturalmente, l’istinto è quello di arrabbiarsi e cercare vendetta – un meccanismo di difesa del poker davvero inutile.
Sentirsi in colpa per essere caduti in quello che tutti noi chiamiamo “tilt”, non può essere inserito nella categoria di ciò che dipende da noi, non è una nostra scelta, è naturale che sia così.
Il nostro operato interviene quando ci accorgiamo di essere in tilt e non fare nulla per evitarne le conseguenze.
State sintonizzati, nei prossimi giorni vediamo come.