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L’arte della donk bet secondo Eugene Katchalov
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La donk bet è una puntata che anticipa l’azione dell’original raiser.
Quando venne definita così, si dava per scontato che fosse una giocata terribile, fatta da ‘asini’ (da cui il nome della puntata, visto che “donk” significa asino, ndr), visto che l’ortodossia del poker prevedeva di far arrivare la parola all’aggressore preflop con un check.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e la move è oggi definitivamente sdoganata. In un intervento sulle colonne di poker dot org, il professionista ucraino Eugene Katchalov ha definito la skill nelle donkbet come “un’arte” sottolineando l’importanza della innovazione al tavolo verde.
Come Picasso nella pittura
Il professionista ucraino che ha incassato più di dieci milioni di dollari in tornei live sottolinea l’importanza di sperimentare nuovi approcci in ogni campo dello scibile umano.
“Come esempio potrei dire che nel 1901, a 19 anni, Pablo Picasso tenne una personale a Parigi che divise critica e pubblico. Il suo stile era nuovo e dirompente: non era per tutti. Più di un secolo dopo è considerato un visionario. Le nuove forme di pensiero non sono sempre facili da capire. Nella mia pluridecennale carriera di pokerista sono stato testimone di tanti cambiamenti ed evoluzioni del gioco. A volte il cambio succede così lentamente e gradualmente che a malapena lo noti. Altre volte esce con una forza e una velocità tali da restare impresso in modo indimenticabile. Quando sei messo davanti a un nuovo modo di pensare, da quello che fai dopo passa la differenza tra crescita e stagnazione”.
La lezione di Schulman
Katchalov rievoca poi i tempi in cui giocava cash game nei club underground di New York insieme all’amico Nick Sculman, che in una mano in cui giocava fuori posizione contro un avversario che aveva rilanciato preflop, piazzò una grande donk bet deviando da quello che era lo standard dei tempi.
“Contro quell’avversario, in quella situazione, Nick aveva visto la donkbet come sua mossa ottimale, senza dare importanza ai trend prevalenti dell’epoca. Andare controcorrente spesso porta a sposare prospettive completamente nuove. Direi che ciò è assolutamente cruciale se vuoi diventare uno dei migliori”.
Il bisogno di innovare
Katchalov prosegue il discorso dicendo che negli ultimi venti anni i giocatori che hanno davvero “rotto la scena” sono quelli che hanno iniziato a intavolare azioni ritenute ‘strane’.
Da Phil Ivey a Daniel Negreanu passando per Tom Dwan, Viktor Blom e Dan Cates, tante persone hanno etichettato il loro stile di gioco come “strano” nel corso del tempo. Ma poi, poco a poco, sempre più giocatori hanno iniziato a implementare le cose che vedevano fare a questi pro innovativi.
“Fondamentale sarebbe che tu facessi cose simili per conto tuo e a volte anche cose che sembrano innaturale, nonostante ci sia sempre una logica dietro. Ma nel poker questo è l’unico modo per rompere la scena perché è un gioco che premia i pionieri. Se studi e fai tutte le cose che devi fare, puoi diventare un buon pokerista. Molto buono. Ma se tutti intorno a te fanno la stessa cosa, sei su un sentiero che ti porterà un win-rate ridotto; puoi diventare forte, ma non necessariamente grande.”
Mettere tutto insieme
Katchalov chiude l’intervento sottolineando l’importanza di studiare la teoria del gioco equilibrato, ricordando però che gli umani non sono robot e quindi che nessuno può giocare in modo veramente perfetto.
“Impara le regole, studia sui solver e lavora sulle tue conoscenze matematiche. Poi studia le linee insolite, le mosse imprevedibili e i giocatori che sembrano andare controcorrenti in modo che ti fanno sedere e prendere appunti. Prendi tutti gli insegnamenti che puoi e poi incorporali al tuo gioco, alla tua mano e ai tuoi avversari. La GTO è una scienza ma il poker è un’arte. Potremmo non essere tutti Picasso ma se impariamo dai maestri e ci aggiungiamo i nostri pensieri allora possiamo esprimerci al tavolo da poker nel nostro modo unico”.