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Cash Game Online: le statistiche “ideali”
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Dopo aver preso una rapida visione delle statistiche e delle loro caratteristiche e aver identificato quelle più utili da inserire nel nostro HUD per affrontare al meglio le nostre sessioni, ci eravamo soffermati sull’utilità dei softwares di tracking non solo per avere informazioni sui nostri avversari sempre a portata di mano, ma anche per poter giudicare e criticare il nostro stesso gioco, tramite le ore che decidiamo di dedicare alla review delle mani e delle nostre tendenze, per trovare leaks e correggere le debolezze del nostro stile.
Nell’articolo precedente, suddiviso in parte I e parte II, sono state evidenziate le principali statistiche a cui guardare per renderci conto di come siamo messi nel perseguimento dell’obiettivo di diventare vincenti al nostro livello, arrivando a equiparare i nostri valori a quelli “ideali” di riferimento; è già stato evidenziato come non possa esistere un modello base “perfetto” da prendere a titolo di paradigma, in quanto ogni field e ogni stake hanno necessità di un adeguamento al livello dei giocatori e alle tendenze generali, che di solito fanno registrare una maggiore mano a mano che ci avviciniamo agli high stakes. Si può, però, identificare un range entro il quale dovremmo posizionarci approssimativamente, per essere almeno relativamente certi di star facendo bene e di poter affrontare ogni avversario, top regulars compresi. Osserviamo, quindi, la seguente tabella:
I valori riportati, laddove compresi tra due estremi, sono da considerarsi come validi, quando ricadano all’interno del gap, ma da riferirsi a differenti situazioni di gioco o di livello della partita; tendenzialmente, gli estremi più bassi sono maggiormente validi per i microstakes, mentre quelli più alti per le partite con blinds più elevati, visto che la competenza generale degli avversari dovrebbe essere maggiore, così come la loro l’aggressività, e di conseguenza dobbiamo prendere le dovute contromisure per non risultare exploitabili, cioè molto prevedibili e rendere facile agli altri giocatori farci foldare mani o intuire il nostro intero range.
Attenzione particolare a WTSD e W$SD: il primo non deve essere troppo elevato e se lo è significa che stiamo giocando in maniera “curiosa”, nel senso letterale della parola, siccome stiamo chiamando molte volte al river solo per vedere cosa aveva l’avversario o stiamo giocando troppo aggressivi, arrivando a tanti showdown senza reali mani (troppi bluff?); il secondo deve essere sempre il più elevato possibile, considerato il fatto che la maggior parte dei profitti nel cash game sono direttamente proporzionali alla percentuale di showdown vinti.
Ancora, se sullo Steal% abbiamo già discusso in questo articolo, interessante è CCPF che sta per “Cold Call PreFlop”: attenzione a non eccedere nel chiamare preflop con mani marginali come suited connectors (78s), suited one or two gappers (T8s, 96s) e via dicendo, oltre ovviamente alle peggiori pocket pairs (44-), perché non dobbiamo mai rinunciare ad aggredire il gioco, ricordando la massima 3bet or fold.
Infine, W$WSF, acronimo per “Won Money ($) When Saw Flop”, è determinante per misurare la nostra abilità post flop e la capacità di vincere piatti quando, come accade nella maggior parte dei casi, non floppiamo molto bene, ma riusciamo ugualmente a far foldare il nostro avversario. Se questo valore è basso, il nostro gioco potrebbe aver problemi da qualche parte, come, ad esempio, un’insufficienza in Cbet T derivante da un eccessivo ammontare di continuation bet al flop, quasi mai seguito da un’altra bet al turn, anche se non abbiamo un punto forte, sfruttando la nostra immagine, le debolezze degli altri giocatori ed eventualmente le scary cards, come nel caso in cui cada un A o un K che ‘potrebbe essere’ nel nostro range.