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il 30 Ago 2011

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Value Bet al river: la sintesi del Poker!

Value Bet al river: la sintesi del Poker!

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In parole semplici, senza entrare in filosofie pokeristiche affascinanti ma prive di utilità pratica, viene chiamata “value bet” una puntata che “spera” di essere chiamata da una mano che si stima essere peggiore.

Comprendere la value bet è sicuramente più semplice che metterla in pratica. La maggior parte dei giocatori perdenti, e probabilmente anche qualche piccolo vincente, concepisce e applica il concetto di “puntata di valore” in maniera tanto errata quanto difficilmente analizzabile, alla luce di tale gestione tutt’altro che ottimale.

Ricordiamo che una value bet, per quanto sbagliata sia, porta quasi sempre alla vincita del piatto o al fold dell’avversario e ciò induce spesso il giocatore “di valore” a non “soffrire” di piatti persi e quindi a non analizzare nei dettagli quanto la sua value bet sia stata calibrata male o quanto si sia perso in termini di profitto potenziale, cioè non puntando qualcosa in più o qualcosa in meno. Spesso, inoltre, si rinuncia a una puntata di valore semplicemente perché un check “non è poi male, tanto ormai il piatto è vinto…”.

Il river sembra essere la “street” in cui la value bet viene gestita peggio. I maestri insegnano che si possono, su board completi, effettuare value bet laddove un check sembrerebbe a prima vista la mossa più scontata. Tali value bet non ovvie devono essere effettuate ogni volta che si presenta la minima occasione. Un piatto vinto con un check è disastroso se lo stesso piatto potrebbe essere stato portato a casa in seguito a uno showdown nato da una value bet con conseguente call avversario.

La sostituzione di un numero sempre maggiore di puntate di valore a ridicoli “no-value check” aiuta, inoltre, a rendere la strategia pokeristica globale meno leggibile con conseguente aumento di profitto su tutte le mani giocate in carriera.

Un esempio di cattiva condotta di gioco, in relazione a quanto detto, si presenta quando si floppa top pair con un buon kicker, si punta il flop, si punta il turn e si ritiene troppo rischioso (chissà per quale motivo) puntare una terza volta sul river lasciando che un “check-check” svuoti, non di poco, il nostro EV sulla “quinta strada”. Non che il “pattern” bet flop/bet turn/check river sia sempre sbagliato, ma un uso eccessivo di tale modello è indice di mancanza di capacità di lettura del range avversario oltre che di impossibilità di rendere il proprio gioco “bilanciato” in termini di strategia globale.

Il principale fattore da prendere in considerazione per effettuare buone value bet è quello di riuscire a “mettere” l’avversario sul più piccolo e più preciso range di mani, valutarne la sua “forza” in relazione alle nostre due carte private ed effettuare una puntata che tenda a ottimizzare i profitti in relazione alle stime effettuate. La capacità di stima del range avversario e la capacità di calibratura della grandezza della value bet sono sicuramente attitudini meno tecniche e più intuitive rispetto alla capacità di calcolo della forza che le nostre carte private hanno contro il range avversario, una volta che sia stato stimato.

Vediamo un paio di esempi in cui entra in gioco il concetto di value bet.

Stai giocando 3-6€ No Limit Texas Hold’em, 10 giocatori al tavolo. Hai A 10 sul bottone. Due giocatori limpano prima di te. Chiami semplicemente. Il flop è 2 10 Q. Il big blind e i due limper fanno check e tu decidi di puntare con middle pair.

Punti 20€ su un piatto di 27€. Il big blind e il primo limper passano. Il secondo limper decide di chiamare. Il turn è il 3ed entrambi fate check. Il river è il 3. Il tuo avversario fa ancora check. Cosa fai in questa situazione?

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Analizziamo ciò che è successo. Non è molto probabile che il tuo avversario abbia una Donna. Con una Donna avrebbe probabilmente puntato il river dopo il tuo check sul turn. Una mano possibile è K-J visto che con tale mano molti giocatori amano limpare preflop. Se tale mano è ciò che realmente ha, non potrai portargli via alcuna chip sul river.

Potrebbe avere un 10 con un kicker peggiore (J-10 o 10-9). L’avversario ha effettuato un call sul flop, magari pensando che essendo ultimo a parlare tu abbia provato a rubare il piatto. Una puntata qui è probabilmente la cosa migliore da fare. Ma quanto puntare? Vuoi ovviamente che l’avversario abbia un 10 con un kicker peggiore del tuo e su questa possibilità effettui le tue valutazioni. La tua “dimostrazione” di debolezza sul turn aiuta un suo call. Probabilmente, una puntata troppo alta indurrebbe l’avversario a passare. Scendere fino a metà piatto sembrerebbe ragionevole. La grandezza di tale puntata potrebbe indurre l’avversario a pensare a un bluff e non a una value bet ben calibrata.

Vediamo un altro esempio. Stai giocando 1-2€ No Limit Texas Hold’em, 10 giocatori al tavolo. Hai K Q sul cutoff (la posizione che precede il bottone). Un giocatore in media posizione limpa e tu effettui un rilancio fino a 8€. Tutti i giocatori passano e il giocatore in posizione media chiama.

Il flop è 2 Q K. L’avversario fa check e tu punti 10€. L’avversario chiama. A-K è improbabile visto che con tale mano avrebbe probabilmente rilanciato preflop. K-10 o K-J per top pair, o J-10 per un progetto di scala, sono più probabili. Anche 2-2 è nel range.
Il turn è il 10. Il tuo avversario fa check, tu punti e l’avversario chiama ancora. Che considerazioni possiamo fare alla luce di questo call?

2-2 non è più una probabile mano del suo range visto che il 10 ha reso il board troppo pericoloso per non ricevere attacco mediante una puntata o un check-raise avversario sul turn. Il river è il 9. L’avversario fa check. Il piatto è 129€. Cosa fai?

Prima di tutto è importante considerare cosa il tuo avversario pensa di te. Se ti reputa un cattivo giocatore, potrebbe pensare di fare check con una scala con l’intenzione di effettuare un check-raise.
Se consideri il tuo avversario un buon giocatore e viceversa, puoi effettuare una value bet di circa 40€. Devi tuttavia essere abbastanza certo che l’avversario sia capace di effettuare chiamate difficili. Magari egli ha K-10 per una doppia coppia, una mano con cui potrebbe sicuramente pagare.

Se ci troviamo contro un totale maniaco, probabilmente possiamo anche evitare di puntare, per non rischiare di incappare in un check-raise di difficile interpretazione, che potrebbe indurci a call o fold sbagliati. In generale, tuttavia, contro la maggior parte dei giocatori standard, decentemente preparati e non maniaci, la possibilità di andare qualche volta incontro a un check-raise non deve scoraggiare le nostre value bet: qualche volta andremo incontro a un check-raise, ma in quel caso saremo certi di essere contro un punto più forte e un semplice fold ci permetterà di risparmiare chip. In parole povere, la value bet ha ancora più valore quando un eventuale check-raise ci rende più leggibile la mano dell’avversario.

Paolo Antonacci 

Articolo pubblicato sul numero 46 di Poker Sportivo – Abbonati alla rivista per essere sempre aggiornato!

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