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L’omaha che cambia: la tabella di Krieger
Sembrano lontani i tempi nei quali si discuteva delle piccole differenze e difformità tra la Starting Hands proposta da Lou Krieger e quella di Pokerlisting.com, al fine di stabilire la migliore selezione delle mani per giocare al Pot Limit Omaha High.
Bei tempi, sembra di stare a parlare quasi dell’archeologia di questa specialità.
Cosa è cambiato in questi anni nel modo di giocare ad Omaha e perchè?
La scuola di pensiero che possiamo definire classica, si è sempre basata sull’argomento di fondo per il quale, essendo l’Omaha una specialità che, a differenza del Texas Hold’em, non presenta generalmente mani favorite, l’una sull’altra, oltre il 65% di equity pre-flop, allora, lo humuor strategico di tale disciplina andava posizionato sui successivi turni di parola ossia dal flop in poi.
Da qui provenivano, l’importanza data alla selection hands (selezione mani) pre-flop e l’atteggiamento poco incline a forzare i colpi in questa fase del gioco. Il raise pre-flop era visto, più come uno strumento per prepararsi un pot importante da giocare in posizione di forza nei successivi turni di parola che come un deterrente per gli avversari. Si tendeva del tutto a sfruttare la posizione e una buona selezione delle mani di partenza per potere, post-flop, concretizzare in funzione della texture del board e/o delle caratteristiche degli avversari, questa buona preparazione data alla mano da giocare.
Sembrava questo un caposaldo di questa specialità e le discussioni ricordate all’inizio di questo articolo sulle Tabelle di Krieger e di Pokerlisting, facevano parte di questo modo di vedere le cose in Omaha, ma non esistono punti fissi nel Poker, la strategia e la tattica pokeristica sono sempre in movimento nella ricerca di nuove impostazioni di gioco che possano permettere ai più bravi, di trovare soluzioni, diversificate e nuove, per mantenere intatto l’edge (vantaggio) tecnico sul resto del field dei giocatori.
Da un po’ di anni a questa parte, giocatori ed analisti di livello, hanno pensato, per lo stesso motivo di fondo della scuola classica di Omaha, ma capovolgendolo, di applicare condotte in game più aggressive già dal pre-flop, secondo, più o meno, questo ragionamento: “Siccome non esistono mani favorite più del 65% ad Omaha, allora, male che vada, non posso trovarmi a meno del 35% forzando il gioco nel pre-flop, ma con il vantaggio di mettere in estrema difficoltà la maggior parte dei giocatori poco inclini e poco abituati a questo modo di impostare la mano iper-aggressivo”.
A tutt’oggi, soprattutto nei tavoli Cash Game di Pot Limit Omaha, l’orientamento oramai preponderante addirittura anche ai low stake è proprio quello appena descritto. Lo stesso spostamento massiccio del traffico on-line di questa modalità verso i tavoli Short-handed 6max, per non parlare dell’HU (Heads-up), è tutto interno a questa logica di cambiamento dello humuor in Omaha.
Attualmente è diventato impensabile, riuscire ad essere competitivi a questo gioco, limitandosi come un tempo a giocare in modo aggressivo pre-flop solo il top 5-10% delle nostre mani di partenza, verremmo letteralmente outplayati come il field non fosse tra i più deboli e scadenti.
I giocatori migliori, riescono a bilanciare fino a tutto il medio-range delle loro mani di partenza all’interno della loro condotta di gioco loose-aggressive che attuano già dalla fase pre-flop ed è veramente un problema contrapporvisi per chi non è abituato a tale esposizione di gioco.
In Italia, il field medio dei giocatori di Omaha, un po’ per la scarsa circolazione nel nostro paese dei migliori e più aggiornati manuali di Omaha, un po’ per alcune caratteristiche tipiche dei nostri giocatori, riesce abbastanza raramente, a parte alcune individualità ben note, a far vedere un gioco al passo con l’evoluzione tecnica che l’Omaha ha avuto in questi ultimi anni in campo internazionale.
Da una parte abbiamo una categoria di giocatori, molto incline, ad un gioco aggressivo, ma poco preparata a farlo con i patterns di gioco specifici dell’Omaha nella fase post-flop e dall’altra, invece, abbiamo una moltitudine di giocatori che non hanno ancora recepito i cambiamenti tecnici di cui abbiamo parlato sopra e che hanno quindi enormi difficoltà ad uscire da un gioco di vecchia scuola, troppo result oriented e come abbiamo visto non adatto ad aderire ai tavoli cash attuali di Pot Limit Omaha High.
Una chiave di volta per far uscire da questo impasse il movimento omahistico italiano, potrebbero essere le imminenti uscite di 2 testi in lingua italiana che la Boogaloo Publishing ha recentemente tradotto: Secrets of Short-handed di Rolf Slotboom e Rob Hollink e Understanding Winning Play di William Jockusch.
Per le tematiche che abbiamo affrontato in questo articolo, sono senz’altro quanto di meglio a disposizione in fatto di libri, per consentire ai giocatori italiani, chi per un motivo, chi per l’altro, di prendere confidenza con le condotte in game che da qualche anno stanno dominando il modo di vedere e di giocare l’Omaha High sui tavoli on-line di Cash Game.
Nonostante che i due testi escano con 3 anni all’incirca di ritardo qui da noi, la Casa Editrice, che li pubblicherà a brevissimo, ha avuto una cura particolare, in fase di subediting, a corredare di note tecniche di aggiornamento tutti i punti che in qualche maniera potevano risentire della datazione dei 2 testi.
Veramente un bel lavoro, al quale, insieme ad altri addetti ai lavori, ho partecipato molto volentieri per conto della Boogaloo Publishing che mi ha anche fatto scrivere una post-fazione autorizzata al Libro di Slotboom ed Hollink. Per i lettori che avranno il piacere di leggerlo sarà un’esperienza non da poco vedere, ad esempio, come alcune impostazioni di condotta in game, proposte in particolare da Rob Hollink e ritenute all’epoca assolutamente borderline, attualmente siano invece considerate del tutto standard anche a limiti di gioco come il PLO50 e 100 nei tavoli di Cash Game Short-handed international.
Chi pensa che il Poker si fermi ed il suo lato strategico e tattico sia dato una volta per tutte (e l’Omaha High non si sottrae a questo processo), ha compiuto il primo passo nel Cash Game per prendere tutto il peggio della variabilità del gioco senza poter mai essere pagato da nessuno che non sia un vero principiante oppure un maniac totale. Vi assicuro che di questi ultimi ve ne sono molti meno di quanto pensiate in circolazione sule poker room mondiali, provate a farvi un giro oppure osservate come giocano i migliori field.
Se non fate tesoro delle cose di cui abbiamo parlato qui, sarà più facile che confonderete per un maniac, un giocatore che, invece, semplicemente vi sta outplayando.
Cristiano Mario “el–khidr” Sabbatini