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WSOP 2012 – Domenico Tresa: “Gli italiani non sono fatti per le WSOP!”
“I giocatori italiani non sono fatti per le WSOP, non quelli che vengono ai miei tornei ma più in generale direi tutti quelli del circuito live italiano. Ti assicuro che se metti una di queste strutture che hanno qui alle World Series, stai tranquillo che fai un fiasco irripetibile!”
Domenico Tresa, Presidente di Italian Rounders e uno dei principali organizzatori di tornei in Italia, ha le idee molto chiare sulle World Series Of Poker: “Questa è una fiera di tornei, fatta di molti buyin, di giocatori che provengono da tutto il mondo, da sponsor e investitori da ogni parte del pianeta. Il prodotto italiano è molto diverso: in primis è un torneo, e quindi un singolo evento principale costruito sartorialmente attorno alle caratteristiche dei nostri giocatori”
Nel torneo da 1.500 in programma oggi, lo stack di partenza è di 3.000 fiches. “Ma lo immaginate” – continua Tresa – “Quanto durano a un player italiano 3.000 chips se comincia a fare i raise 6x preflop oppure a fare size enormi in ogni strada? Durano 5 minuti al massimo.”
Il giocatore italiano viene a consumare il “prodotto torneo” e ambisce a un divertimento prolungato visto che ha solo una chance, uno shot per vincere. “Se sei alle WSOP hai mille possibilità tra cui scegliere, puoi fare lo stesso torneo il giorno dopo, fare del cash, fare il torneo tradizionale del Casinò…è proprio un sistema completamente diverso e totalmente legato al qui e al dove, ovvero “i mondiali di poker”, ovvero “Las Vegas””
Ovviamente Tresa non butterebbe via tutto, ma qualcosa la porterebbe volentieri in Italia: “Quello che c’è di fantastico qui è che il poker si lega anche ad altri universi commerciali, ad altri sponsor e ad altri marchi. Questa dimensione in Italia è totalmente sconosciuta: siamo privi di merchandising, siamo privi di operazioni di co-marketing, non abbiamo una cultura di sistema. E in questo siamo lontani anni luce dalle strategie americane che sono le numero uno al mondo”.
Coincidenza vuole che le World Series of Poker segnino anche la fine di una stagione dei grandi tornei in Italia, dai tratti interlocutori e, in alcuni casi, non così positiva.
“Dobbiamo parlarci chiaro: veniamo da una stagione in cui il live italiano ha calato i propri numeri. Per carità, nulla di preoccupante. Ovviamente io sono sempre dell’idea che i tornei nel nostro Paese siano troppi, siamo arrivati a un numero assurdo di 40 eventi all’anno quando ne basterebbe uno al mese. O capiamo che dobbiamo diminuire e razionalizzare gli eventi live, o continueremo ad andare incontro a stagioni in cui il mercato del live sarà sempre più incerto.”