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Vocabolario del poker: il “tuffo”, pura scuola napoletana
Nulla di nuovo: comunità che vai, linguaggio che trovi. Ovviamente il poker non fa eccezione e siamo più abituati ormai agli standard linguistici del “giochino”, dagli storici raisare e callare, ai nuovissimi “range mergiati” e “metterlo su aria” introdotti da un annetto circa con il cash.
Ma la community linguistica italiano ha sempre messo anche del proprio con tutto un vocabolario personale in continua evoluzione: basti pensare al “non benissimo” del Musta o all’usatissimo “vanno sempre loro”, sentito spesso anche nella variante “eh, cascano sempre le loro”.
Le WSOP 2012 sono il nuovo teatro per mettere in scena tutto il vocabolario dell’estate 2012 degli italiani.
Cominciamo con la prima puntata dedicata a…”il tuffo”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=AjMb_T4JVnY
Ne aveva già parlato Galb in un video girato con Rudy Gaddo, ma l’onore di spiegarcelo per bene tocca a Dario Sammartino, l’importatore ufficiale del termine.
“Confermo tutto: “il tuffo” è puro, anzi purissimo conio napoletano. E viene dall’era dei circoli, ma un’era mitica in cui si giocavano le prime partite e vedevi ai tavoli una generazione storica di players partenopei come Salvatore Pengue oppure il mitico Sabatino Tortorella, personaggi davvero da leggenda.”
Sammartino, nonostante sia giovanissimo, sembra andare a pescare in un sacco dei ricordi enorme: “Giocare a Napoli all’epoca era qualcosa di allucinante, uno spettacolo pure: c’erano alcuni che preflop non passavano mai…potevi fare qualsiasi size, potevano loro avere qualsiasi mano ma niente non passavano mai. Cascava il flop e cosa accadeva? Giocavano ovviamente anche il flop. Quindi 100% di call al pre e 100% di call al flop. Fantastico!”
E il tuffo?
“Praticamente giocando così ti trovavi con giocatori che mettevano “i fagioli” nel piatto praticamente o drawing dead oppure al massimo, vi giuro, al massimo al 20%. Al che tu guardavi la scena, ridevi come un pazzo e pigliarvi pel culo “il tuffatore”, quello che ha fatto un “tuffo” nel piatto mettendole da dietro”.
Dario è una macchina di aneddoti: “Pensa che in un circolo a Napoli avevo fatto l’angolo dei tuffi. Accappatoio, maschera, pinne: era il reparto dedicato ai tuffatori.
Associare l’immagine del tuffo alla spewata è talmente bello e rende talmente tanto l’idea che hanno iniziato a dirlo tutti nel circuito nazionale”