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Salvare l’uomo bolla: favorevoli o contrari?
PRAGA – Oggi nel Day2 del Tana delle Tigri è il giorno in cui si saprà (forse) quali saranno i giocatori che andranno a premio.
Saranno 18 coloro i quali si garantiranno quantomeno un ritorno economico dopo aver sborsato il buyin di 450+50 euro.
Non è ancora dato sapere se sarà questo il caso, ma a volte capita che nei tornei live i giocatori si mettano d’accordo per “salvare la bolla”: aggiungere cioè una quota per riuscire a ripagare il buy-in a chi sarebbe dovuto essere il bubble man.
Detto subito che si tratta di un’usanza prettamente italiana, le scuole di pensiero sul fatto se sia giusto o meno modificare uno dei momenti chiave di qualunque torneo, sono agli antipodi.
Dal un lato chi trova quasi una scorrettezza non assecondare l’eventuale richiesta di salvare l’uomo bolla, dall’altro invece chi non ne vuole sapere di vanificare una momento strategico durante il quale vengono alla luce le qualità di chi sa affrontare una fase così delicata.
Abbiamo fatto un rapido sondaggio per capire quale delle due line di pensiero è più in voga.
Gianluca Rullo
“Di base sono contrario a stravolgere un frangente così importante della partita dove chi sa sfruttare quei momenti è in grado di costruire monster stack ai danni di chi invece tira i remi in barca pur di arrivare a piazzare la bandierina.
Solitamente, però, non mi oppongo se vedo che la maggior parte dei giocatori è d’accordo, e penso invece sia accettabile “salvare la bolla” quando si tratta di tornei dal buyin elevato, con un payout che a qualcuno potrebbe spostare parecchio”.
Riccardo Lacchinelli
“Oggi ti rispondo che sono contrario.
E’ un momento troppo cruciale di un torneo ed è giusto che chi ha edge possa approfittarne per accumulare chips.
Ti dico anche che all’inizio della mia carriera pokeristica ero invece meno drastico a riguardo e non mi andava, se c’era il consenso tra i giocatori, di fare la voce fuori dal coro”.
Carlo Braccini
“Non ho timori a dirti che personalmente sono favorevole, semplicemente per due motivi: il primo è che così si evitano collution stucchevoli che nei live mi è capitato di vedere più volte.
Il secondo riguarda, e non è il caso del Tana delle Tigri, quei tornei nei quali si arriva in zona bolla con una struttura già quasi collassata che non permette di sfruttare l’eventuale edge che si può avere su altri giocatori.
Parliamoci chiaro, se vuoi “bullare” il tavolo lo si può fare anche quando mancano più giocatori allo scoppio.”
E per finire il commento conciso ma che non lascia spazio a tante interpretazioni di Martin Kabhrel, pro praghese che ha ottenuto più di 1.600.000$ di vincite in carriera “shippando” tra gli altri l’High Roller dell’EPT di Deauville stagione 2010.
“Never!”