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il 25 Ago 2011

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Unibet Open, Ipc in caccia a Dublino: ecco il diario

Unibet Open, Ipc in caccia a Dublino: ecco il diario

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DUBLINO – Ha proprio ragione il proverbio: non c’è due senza tre. Dopo Malta, dove complice un amplesso di baci della Dea Bendata fu quarto posto, e Barcellona, dove delle effusioni della Bendata non si vide traccia e fu eliminazione al day1, si riannoda il filo che lega chi vi scrive all’Unibet Open 2011.

Questa volta l’avventura di giornalista di poker che grazie a Unibet vive per qualche giorno nei panni del giocatore mi porta a Dublino. Dove oggi, nel centro congressi del CityWest Hotel di Saggart, piccolo sobborgo che dista una mezz’ora buona di tram dal centro delle capitale irlandese ed è letteralmente immerso in una distesa di verdissimi campi da golf, è andato in scena il day1A del torneo organizzato dal colosso del betting svedese, che a giorni farà una entrata in grande stile anche nel mercato on line del Belpaese.

Delle gesta dei 117 player impegnati oggi dopo aver pagato i 1.650 euro di buy in, però, mi sono interessato assai poco. E non tanto perché in lizza ci fossero quasi esclusivamente Carneadi come il sottoscritto (in fin dei conti in questi tre anni ho raccontato per Ipc e Poker Sportivo tornei con field di tutti i tipi: zeppi di campioni ma anche di signori nessuno, senza che necessariamente fossero questi ultimi a giocare peggio e a meritare meno attenzioni).

Non ho badato più di tanto al torneo semplicemente perché forse il miglior modo di gestire la vigilia di un appuntamento importante (giocherò il day1B) è non pensarci. E magari non fare notte seguendo l’epilogo di un day1A, in cui peraltro erano impegnati cinque italiani (Mario Prattini, l’esordiente assoluta Lucia Brugnolo, Sandro Taddei, Silvio Mallardo e Ruggero Scommenga).

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Dopo una buona mezza giornata abbondante di viaggio, accolto nella terra del quadrifoglio da una frizzante brezza gaelica capace di farmi dimenticare in men che non si dica l’asfissiante calura italica (20 gradi di massima raggiunti a stento anche con l’intermittente Sole che fa capolino tra uno spruzzo di pioggia e l’altro), ho così avuto modo di raccogliere una serie di idee, che elenco in ordine sparso.

Tatjana Pasalic

  1. Tatjana Pasalic non è più la host dell’Unibet Open. Dopo il suo ingresso nel team di Bodog, d’altronde, era di per sé stato sorprendente nel giugno scorso vederla ancora rientrare da Las Vegas a Wsop in corso per seguire l’Unibet di Barcellona. La sensazione era che la storia non potesse avere futuro. Così è stato, pare. Al suo posto qui a Dublino una pletora di bellissime ragazze immagine e la bionda Ana a fare le interviste. Niente male comunque, come potrete vedere nei prossimi giorni. L’intervista con la “sensazione croata” del poker in gonnella che avevo in programma per Poker Sportivo, però, è andata a farsi benedire. Amen, ci rifaremo.
  2. Dublino, nella lingua indigena che per la cronaca è il gaelico, si chiama “Baile Átha Cliath”, ossia “città del guado fortificato”. Per questo d’altronde, e per gestire in loco un commercio di schiavi, la fondarono proprio qui oltre un millennio fa i vichinghi. Tutta questa manfrina di finta matrice storica (l’ho letta su una guida turistica) per arrivare a dire che questo torneo va in scena in una terra di “barbari” per definizione. Sarebbe bello invadere la loro, di terra, a colpi di scoppi di quelli che fanno urlare di meraviglia i fratelli Caressa nelle loro telecronache sul poker. Però lasciamo perdere i sogni, che magari portano sfiga.
  3. Oltre a “freerollare” un torneo da 1.650 euro di buy, seppure in società con l’Agenzia delle Entrate, sono ospite di un complesso alberghiero che ricorda, su larghissima scala, un cottage irlandese immerso nel verde di uno dei più prestigiosi circoli golfistici irlandesi. Le camere costano 350 euro al giorno, e qui fuori c’è addirittura un’area apposita per far atterrare gli elicotteri dei clienti più facoltosi. Qualche giorno fa pensavo a quanto fosse triste la mia vita, a 35 anni suonati, solo e senza una famiglia. Lo penso ancora. Ma diciamo che con i tempi che corrono, vedi economia sempre più a gambe all’aria (pure l’Irlanda del boom l’anno passato è andata in crisi nera) e gente che la famiglia ce l’ha ma sembra fare a gara per farla saltare per aria (qui in Irlanda non ne ho ancora conosciute, di queste famiglie in bilico, ma in Italia ne conosco un casino), non posso lamentarmi. Almeno non ad alta voce.
  4. Poco fa, dopo una pausa cena dove non so che roba tipica ho mangiato ma con la fame che avevo ho spazzolato tutto con tipica soddisfazione, ho visto camminare fianco a fianco un giovane pugile serbo qui per disputare  gli Europei giovanili di categoria in corso in un altro padiglione del centro congressi del Citywest, e un quarantenne svedese appena eliminato da questo Unibet Open. Entrambi erano delusi oltre ogni limite visto che erano appena stati suonati. Uno dal ragazzo ucraino che lo ha sconfitto nel suo match ad eliminazione, l’altro da un irlandese che a sentir le sue lamentazioni, lo ha scoppiato al river. La morale? Io non ne ho colta nessuna, ma vederli così vicini nella loro delusione mi ha colpito. Anche se meno duramente di quanto non deve aver fatto il montante dell’ucraino. Almeno a giudicare dalla camminata del ragazzo serbo.
  5. In questi giorni gli addetti del World Poker Tour sono ospiti del CityWestHotel per studiare, a Unibet Open in corso, la bontà della location per organizzare qui il prossimo inverno il Wpt Irlanda. Detto che è abbastanza chiaro che il World Poker Tour sta tornando a fare prepotentemente concorrenza all’Ept per riprendersi lo scettro di più importante circuito itinerante di poker al mondo che l’European Poker Tour gli ha senza dubbio scippato da qualche tempo, la domanda è: ma quand’è che di tornei ce ne saranno abbastanza?
  6. Ore 21.20 irlandesi, le 22.20 in Italia. E’ appena finito il sesto livello di giornata, in programma ce ne sono dieci per il day1 perché da questo evento all’Unibet Open lo stack di partenza è stato aumentato a 20.000 chip con livelli immutati e torneo comunque disputato in tre giorni di gara. Che sia il caso di andare a riposare, visto che sono in piedi dalle cinque e mezza del mattino e domani il programma si ripeterà per gli iscritti al day1B?

Forse. Ma visto che tra poco inizia il welcome party e la parola d’ordine sarà “open bar”, meglio farsi per lo meno tentare. Che tanto i pro di questo giochino sono altri. Noi si “freerolla” e basta.

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