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WSOP 2012 – Dario Alioto spiega il bluff nel Seven Card Stud
In Italia è quasi sconosciuto, negli USA è stato una variante molto diffusa, specialmente in passato: non a caso il field dell’evento #7 vede tanti capelli grigi e pochi giovani. Fra questi pochi c’è Dario Alioto, capitano di Sisal Poker e specializzato nelle varianti, che oggi ha giocato il torneo, trovando l’eliminazione nelle ultime battute di giornata.
Il Seven Card Stud è un gioco di tipo limit, quindi le puntate sono controllate e il bluff non può essere temuto tanto quanto lo è nel Texas Hold’Em: in molte situazioni il giocatore deve mettere nel piatto una quantità di chip apparentemente irrisoria per chiamare. Eppure, il bluff funziona. Dario ci spiega una mano che ha segnato il suo torneo, e analizza la possibilità di bluffare considerando l’importanza del board nel Seven Card Stud.
La mia carta scoperta è un re di quadri, ed è la più alta del tavolo. Apro da LP, e trovo un unico avversario disposto a giocare, il quale ha una regina di picche scoperta. Al momento ho KJT con due carte di quadri, e mi entra subito un asso di quadri che mi dà flush draw e gutshot, mentre a lui entra un dieci di picche. Io punto, lui gioca. Mi entra un sei, a lui un cinque, punto ancora e oppo opta nuovamente per il call. Nella strada successiva a lui esce un tre di picche, a me una donna che mi permette di chiudere scala nuts. A questo punto cerco di pot-controllare: anche se col mio punto si dovrebbe puntare quasi sempre in quella situazione, mi metto in check-call, sia su questa strada che su quella successiva, neanche guardando l’ultima carta che esce perché non mi interessava: il mio avversario aveva chiuso colore grazie al tre di picche. Va lui. Ho perso il minimo risparmiando una puntata.
Perché non hai creduto al colore?
Aveva solo tre picche sul board: ne avesse avute quattro sarebbe stato diverso. Inoltre era un avversario che tendeva a giocare molto preflop e gli piaceva seguire, quindi potrebbe aver avuto molte mani; anche se io sono consapevole che otto volte su dieci ha colore, non posso passare perché devo mettere un quindicesimo del piatto per andare allo showdown.
Come si bluffa nel Seven Card Stud?
La mano la prepari, giochi sul board. Quando hai la percezione che il tuo avversario ti ha messo su una mano più grossa di quella che hai, allora devi puntare. Mi sono capitate mani dove il mio avversario aveva una coppia media, mentre io ero in draw ma con la mia action rappresentavo una coppia superiore. Se sei in semibluff e continui a puntare, lui getterà una coppia media, anche se al momento la sua mano ti batte, perché magari giocava in draw. Sono questi gli spot dove riesci a farli passare.
Facciamo un esempio con la mano che hai raccontato prima?
Nella mano dove ho chiuso scala, se la carta di picche gli fosse uscita sia in terza che in quarta strada, poteva avere anche due donne coperte senza la regina di picche, ma io avrei comunque passato KK temendo il colore, e anche la mia scala ovviamente.
Dipende dal board: se ho scoperte 2 7 9 J, difficilmente ti farò passare due assi. Ma se io ho 6 7 8 tutte e tre di picche, allora farò passare tantissime mani, anche se non ho niente. Poi contano anche le altre carte che sono uscite: se devo rappresentare un colore a picche, però tra le carte esposte inizialmente e quelle foldate che si sono viste ci sono sei carte di picche bruciate, nessuno mi crederà. Il board è come l’Hold’Em, solo che là vale per tutti e due, mentre nello Stud è personale e di conseguenza vale molto di più. Se nel Texas Hold’Em punti 1/15 di piatto non fai passare nessuno, mentre nello Stud, soprattutto nel torneo, quando si punta in certe situazioni si riesce quasi sempre a far passare i punti medio-bassi, anche se la cifra è irrisoria rispetto al piatto, perché quell’action, la maggior parte delle volte, denota una mano abbastanza forte da non rendere profittevole il call all’avversario.